Un’economia a misura di persona. Giovani idee per grandi cambiamenti!
In un contesto in cui il profitto sembra spesso avere il sopravvento su tutto il resto, emergono realtà che scelgono di mettere al centro le persone.
A Genova, un gruppo di giovani under 35 si è riunito con Social Hub Genova per confrontarsi su un modello economico che superi la logica del solo profitto.
Un dialogo partecipato
L’incontro, basato sulla metodologia del World Café, ha favorito un dialogo aperto e partecipativo, in cui le idee si sono intrecciate, delineando una visione chiara: il cambiamento è possibile, ma servono reti più solide, meno frammentazione e un nuovo equilibrio tra vita privata e lavoro.
Su grandi cartelloni, i partecipanti hanno lasciato traccia delle loro riflessioni rispondendo a tre domande chiave:
- Cosa significa costruire un’economia a misura di persona?
- Come ripensare il rapporto tra vita e lavoro?
- Quali strumenti possono aiutare le persone tra i 50 e i 60 anni ad affrontare il cambiamento?
Risposte concrete
Le risposte emerse, diverse ma spesso complementari, mostrano come l’economia sociale non sia un fenomeno di nicchia, bensì una risposta concreta alle criticità del sistema attuale.
Cooperative, imprese sociali, fondazioni e associazioni già operano in questa direzione, con l’obiettivo comune di generare valore per le persone, non solo per i bilanci.
Tuttavia, accanto alle esperienze positive, emerge l’urgenza di creare connessioni più forti, ottenere maggiore riconoscimento istituzionale e diffondere una cultura economica che vada oltre la contrapposizione tra profit e non profit.
I giovani chiedono un cambiamento
Il tema del lavoro ha acceso il dibattito: i giovani chiedono un cambiamento radicale, con condizioni giuste, retribuzioni eque e, soprattutto, una sostenibilità di lungo termine.
Il modello in cui la carriera domina ogni aspetto della vita appare sempre meno sostenibile. Da qui la necessità di soluzioni nuove: maggiore flessibilità, lavoro per obiettivi, riduzione dell’orario senza penalizzare il reddito, ma anche un’organizzazione aziendale fondata sulla fiducia reciproca tra datore di lavoro e dipendente.
Altro punto chiave del confronto è stato il dialogo intergenerazionale. Per costruire un futuro basato sull’economia sociale, è fondamentale creare un ponte tra i giovani e chi ha alle spalle anni di esperienza.
I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di aiutare i 50/60enni a non percepire il digitale e l’innovazione come ostacoli, ma come strumenti per restare al passo con i cambiamenti. Parallelamente, i giovani vogliono che le loro competenze vengano riconosciute senza essere etichettati come inesperti.
Un vero dialogo tra generazioni deve basarsi su scambio e formazione continua.
Economia sociale in crescita
L’economia sociale non è un settore marginale, ma una realtà in crescita che attraversa diversi ambiti, dall’agroalimentare etico all’economia circolare, dalla cultura alle cooperative di comunità.
I valori che la guidano sono chiari: inclusione, mutualismo, impatto sociale.
Tuttavia, il riconoscimento di questo modello è ancora parziale e frammentato.
I giovani coinvolti nell’incontro hanno sottolineato la necessità di rafforzare la collaborazione tra gli attori del settore per evitare che le realtà sociali restino isolate o con difficoltà di accesso a risorse e opportunità.
Il messaggio emerso è chiaro: il cambiamento non è un’utopia, ma un percorso concreto che richiede collaborazione, apertura e voglia di sperimentare nuove soluzioni.
Il futuro dell’economia sociale dipende da chi ha il coraggio di ripensarlo e di immaginarlo.
Social Hub Genova continuerà a essere un punto di riferimento per quei giovani che vogliono trasformare idee e visioni in azioni concrete, contribuendo a costruire un’economia davvero a misura di persona.
Articolo di Giovanna Pinazzi